Famiglia tradizionale

Pressanti richieste perché il governo italiano e nello specifico il ministero dell’istruzione si impegni ad integrare i programmi scolastici con una “educazione familiare e sentimentale” che si opponga in nome dell’equilibrio e della natura umana ai malsani e destabilizzanti condizionamenti delle ideologie relativiste. Questo emerge da esponenti religiosi di diverse confessioni, organizzazioni e associazioni laiche e clericali per la “salvezza della famiglia tradizionale”.

In primis, parlando di form3353613azione e istruzione si presume sensatamente che chi avanza una proposta sulla scuola nella vita abbia parecchio studiato (in Italia per prassi non è quasi mai così).

Si capisce che si parla di “famiglia tradizionale” in maniera ovviamente ideologica senza nemmeno interrogarsi sul significato. Per famiglia cosiddetta tradizionale generalmente concepita si intende la famiglia nucleare borghese

(padre, madre, figli, magari i nonni) fondata su contratto ma che presuppone, almeno in via del tutto ideologia e teorica, un legame affettivo, una scelta esistenziale.

La famiglia nucleare diventa il sistema-famiglia dominante e paradigmatico solo a seguito della Rivoluzione francese e della Rivoluzione industriale, appunto gli eventi che chiudono definitivamente con la società per ceti e aprono alla società per classi e quindi al dominio economico e politico industriale-impiegatizio borghese.
Sino alla fine del ‘700 e l’inizio dell’ 800 e indietro nei secoli giù nel Medioevo infatti la famiglia tradizionale, quindi dominante in Europa, non era affatto la famiglia nucleare ma la “famiglia complessa” legata al possesso del terreno, della casa, del feudo. La famiglia complessa non poneva praticamente alcun accento sul sentimento o sulla scelta esistenziale.

La famiglia complessa fu l’unità di produzione economica per secoli; capofamiglia era il patriarca, vero e proprio sovrano circondato da moglie, figli, nuore, nipoti, ma anche da fittavoli, braccianti, coabitanti e le proprie mogli e figli. Tutti erano una famiglia che stabiliva, organizzava, razionalizzava, condivideva il tempo del lavoro, della produzione per autoconsumo e non e il tempo “privato”. Tutta la vita della famiglia allargata era posta in essere per soddisfare e promuovere l’unità di produzione della “casa”
Non era una famiglia che poneva al centro i legami di sangue.Featured image

Fratelli e sorelle del capofamiglia che vivevano altrove non erano membri della famiglia, erano praticamente estranei, i figli che si allontanavano dalla casa paterna diventavano anche loro estranei. Se la moglie del capofamiglia moriva, spesso perché il suo organismo non reggeva qualcosa come 21-20 parti riusciti e aborti veniva subito rimpiazzata senza troppe lacrime con un’altra donna per non rallentare e spezzare la produzione della “casa come complesso”. Inoltre il capofamiglia aveva spesso un numero non indifferente di figli illegittimi che entravano anche loro nel sistema come collaboratori, braccianti ecc.

Non proprio l’idea un po’ avventata e artificiosa di famiglia tradizionale che si cerca di promuovere in giro. Paradosso vuole che chi si richiama, assolutizzandola, alla famiglia nucleare borghese dell’ 800 sia proprio il cattolicesimo che nell’ 800 era in fase di vistoso arretramento sociale e politico, mentre fa finta di ignorare la vera famiglia tradizionale cioè quella allargata ed economizzata che ha dominato nei secoli di maggior potere del clero cattolico e non.

Lorenzo Bellomo, Vice-Presidente circolo Arci Vittorio Arrigoni Enna

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